L’ATTENZIONE DEDICATA ALLA FAMIGLIA IN FRANCIA
L’ATTENZIONE DEDICATA ALLA FAMIGLIA IN FRANCIA
POLITICA PER LA FAMIGLIA ED I SERVIZI SOCIALI
Attraverso una comparazione con altri paesi dell’Unione Europea risulta piuttosto semplice riconoscere la politica della Francia nell’ambito della famiglia. Trattasi, infatti, di una politica esplicita e globale.
Quanto detto si esprime attraverso molteplici caratteristiche, tra le quali si terranno in considerazione in particolare:
* Delle prestazioni finanziarie universali, dunque degli assegni familiari a favore dei figli senza condizioni legate alle risorse, a partire dal secondo figlio con un aumento progressivo dell’importo in funzione del numero dei figli. Di certo però, tale “universalità” delle prestazioni, che è al centro della politica per la famiglia, non esclude l’esistenza di prestazioni condizionate alle risorse
* Un sistema di fiscalità concepito per favorire le famiglie che hanno dei figli attraverso un meccanismo: il quoziente familiare valido laddove il reddito imponibile sia diviso in un numero di parti che corrispondono a quello delle persone a carico
* L’importanza dei meccanismi istituzionali statali o para-statali che hanno nell’ambito della loro competenza, a titolo principale o per via indiretta, la questione della famiglia
* La forza di movimenti per la famiglia con l’esistenza di una “Unione Nazionale delle Associazioni per la Famiglia” che raggruppa la quasi totalità di esse, rappresentando - infatti - circa 7500 associazioni aderenti
Nel frattempo, la Francia fa sempre più parte della tendenza osservata nell’insieme dell’Europa occidentale che mira ad una socializzazione della politica per la famiglia, cioè a dire la presa di coscienza della necessità di tenere in considerazione i problemi sociali vissuti da alcune famiglie o individui. Ad esempio, la relativa importanza della spesa pubblica destinata alla politica per la famiglia è regolarmente decresciuta negli ultimi 40 anni.
Una prima tendenza riguarda una “defamiliarizzazione” ineluttabile. Si è già menzionata la riduzione progressiva del peso degli assegni familiari nell’insieme della categoria delle prestazioni sociali così come si è detto tanto della traslazione della redistribuzione orizzontale verso una di tipo verticale - a seguito della moltiplicazione delle prestazioni condizionate alle risorse - quanto della parte sempre crescente giocata dalla politica sociale in rapporto a quella familiare in senso classico. Ciò che, però, merita di essere egualmente sottolineato in questa sede è una “burocratizzazione” crescente di questa politica.
Una seconda tendenza è “l’individualizzazione” dell’azione pubblica. L’unità di conto “famiglia” lascia sempre più spazio nell’evoluzione dell’intervento pubblico all’unità di conto “individuo”. Nel corso degli ultimi anni l’attenzione pubblica si è, di fatto, concentrata sempre più sui singoli individui: bambini, giovani donne. A tal fine, si può qui menzionare la politica in favore dei diritti del fanciullo.
Una terza tendenza è quella della c.d. “economizzazione” della politica francese nell’ambito della famiglia. Infatti, la posta economica compare sempre più frequentemente quando si prova a trovare un legame tra la questione famiglia e quella lavoro. Allo stesso modo va considerata la politica in favore dei “lavori familiari”.
La crescente preminenza della sfera economica su quella familiare, infine, nell’attuazione di una politica di “budgetizzazione” o di “fiscalizzazione” degli assegni familiari che consiste nel trasferire il peso dei contributi legati alla voce assegni familiari dalle imprese allo Stato.
E’ in tale contesto che bisogna mettere in luce il quadro della famiglia di oggi così come è stato fatto nell’ ambito dei lavori francesi dell’A.I.F.
Ci sono in Francia circa 15 milioni di famiglie, 8.5 milioni delle quali con uno o più figli, che contano 16.5 milioni di ragazzi minori di 25 anni a carico finanziario dei loro genitori. E’ necessario, tuttavia, sottolineare che il 10% di questi ragazzi, a causa della loro età o della loro situazione familiare, non sono considerati “a carico” dalla legislazione che regola gli assegni familiari: di fatto 760.000 famiglie sono considerate senza figli benché in realtà esse abbiano a carico uno, due, tre o anche quattro figli tra gli zero ed i 25 anni.
Tuttavia, la famiglia resta per la maggioranza dei francesi un valore importantissimo sanzionato da tutti i sondaggi, e tale sia per giovani che per adulti, siano questi ultimi sposati o divorziati. Essa resta, di fatto, una certezza, un rifugio, malgrado tutte le difficoltà che attraversa mentre la gran parte dei punti di riferimento sono messi in discussione o risultano difficili da percepire.
Inoltre, in considerazione dell’allungamento della vita è possibile che coesistano tre o quattro generazioni, ciò che un tempo era molto raro. I legami che si stabiliscono tra queste generazioni successive possono permettere in numerosi casi un mutuo soccorso materiale e affettivo tra giovani ed anziani, molto prezioso per tutti.
Nondimeno, bisogna evocare anche le singole situazioni, guardare i problemi economici sociale e culturali che si incontrano. Senza citarli tutti vediamo i seguenti:
ALLOGGIO
Corrisponde al 29% delle spese delle famiglie, a più della metà del loro patrimonio.
Un gran numero di famiglie si trova costretta a confrontarsi prima o poi con i problemi legati all’alloggio.
Altra questione è quella particolare, ma piuttosto frequente oggigiorno, dell’accesso alla proprietà. Infatti, le proposte allettanti da parte di società di costruzioni individuali hanno tentato numerose famiglie che si trovano per molteplici motivi in difficoltà finanziarie molto gravi: malattia, disoccupazione o mobilità professionale obbligatoria, aumento rilevante delle scadenze mensili, abbassamento dell’A.P.L., credito supplementare imprevisto, spese di trasporto (per l’attività professionale così come per la scuola)
IL LAVORO/LA DISOCCUPAZIONE
Malgrado una diminuzione del numero di disoccupati, i lavoratori precari sono in netto aumento.
Poi, la disoccupazione dei giovani qualificati o no è un fattore di destabilizzazione importante anch’esso. La maggior parte delle agevolazioni legate alla presenza dei figli non sono più accessibili alla loro età, benché il costo in termini finanziari di tali giovani sia superiore, si tengano presenti a tal proposito ulteriori studi, trasporti, abbigliamento…
LA PRECARIETA’
Più o meno accentuata, essa riguarda una parte considerevole della popolazione, ma le famiglie con figli appaiono più fragili delle altre accumulando molto spesso più tipi di handicap socio-economici che contribuiscono ad aggravare la loro situazione.
Nelle situazioni di estrema povertà, il legame familiare rappresenta pertanto l’ultima leva sulla quale agire per trovare la forza e la volontà di agire e di conservare la speranza: la famiglia diventa, quindi, l’ultimo baluardo contro l’esclusione sociale.
Il problema del sovra-indebitamento coinvolge sempre più famiglie, siano esse o non in condizioni sfavorevoli. Le tentazioni costanti e l’esplicito incitamento ai consumi, uniti all’immaturità di alcuni adulti, comportano un aumento di questo fenomeno. Le leggi concernenti la prevenzione ed il regolamento delle difficoltà legate al sovra-indebitamento dei singoli e delle famiglie se hanno consentito di risolvere numerosi casi individuali non sono riuscite ad arginare la crescita di questo problema.
La realizzazione del RMI ha fatto emergere tutta una popolazione ai margini, esclusa, costituita per lo più da persone isolate e non fa altro che contribuire ad aumentare la sua creazione. Tale isolamento non è che una delle conseguenze della distruzione delle relazioni familiari. La famiglia è del tutto isolata: è da rifare la trama del tessuto familiare e soprattutto le misure sociali devono partire dalla prevenzione della sua distruzione.
L’HANDICAP
Se riguarda un figlio, la principale inquietudine dei genitori si concentra sul futuro riservato ad esso ed all’adulto che diventerà “quando i genitori non ci saranno più”…Le strutture di accoglienza sono, infatti, ancora insufficienti in taluni ambiti e lasciate molto spesso all’iniziativa delle associazioni di genitori di ragazzi portatori di handicap che ne conoscono le impellenti necessità.
Quindi, la società ha un dovere di aiuto, protezione e solidarietà che è vitale per l’insieme delle famiglie che le compongono.
Le leggi di decentralizzazione del 1983 hanno diviso le competenze tra lo Stato e le diverse collettività territoriali, regionali, dipartimentali e comunali. In particolare, esse hanno riavvicinato a ben diritto l’azione sociale e, di conseguenza, quella familiare dei suoi beneficiari, anche se ciò che spesso viene loro biasimato è l’assenza di una regolamentazione definitiva delle modalità di finanziamento.
Allo stesso modo, le condizioni di accesso a queste infrastrutture o a questi servizi, la considerazione delle risorse della famiglia e del numero dei suoi figli variano da un posto all’altro generando in tal modo delle iniquità e delle discriminazioni scioccanti.
Ma, in fin dei conti, è dallo Stato che ci si attende una politica in favore della famiglia, ciascuno impegnandosi a riconoscergli in questo ambito un ruolo di incitatore e nel contempo di garante. E’ allo Stato che spetta, nel rispetto della democrazia e della Costituzione, garantire il coordinamento delle iniziative di tutti i partners e di vigilare sulla coerenza del loro operato.
Purtroppo le politiche sociali in favore dei figli si sono progressivamente orientate in favore delle sole famiglie a rischio a discapito, talvolta, di una reale prevenzione.
LA PROTEZIONE MATERNA ED INFANTILE
L’assistenza sanitaria generalizzata in favore dei bambini in età inferiore ai sei anni è stata introdotta dopo la II guerra mondiale con l’ordinanza del 2 novembre 1945. La protezione materna ed infantile (PMI) aveva come primo scopo l’abbassamento della mortalità prenatale ed infantile. Le dimensioni della prevenzione e dell’aiuto sociale vi si sono aggiunte dalla fine degli anni 50.
L’ACCOGLIENZA DELLA PRIMA INFANZIA
Con riferimento a tale materia, bisogna mettere in luce che lo sviluppo di strutture di accoglienza per la prima infanzia rappresenta di certo un fattore essenziale ai fini della conciliazione tra vita familiare e professionale e, di conseguenza, della possibilità per le coppie di mettere in pratica il loro progetto familiare.
L’attività lavorativa delle madri di famiglia, fenomeno sociologico irreversibile, è diventata ormai un dato della politica familiare, ma è gioco forza prendere atto del fatto che il dispositivo di accoglienza dei bambini in età da prima infanzia rimane ampiamente deficitario rispetto a quelle che sono le necessità.
GLI ASILI NIDO
Gli asili nido sono delle strutture destinate ad accogliere i bambini in buono stato di salute e di età inferiore ai tre anni durante il giorno mentre le loro madri sono impegnate a lavorare.
L’asilo è collettivo se la custodia dei bambini è assicurata da un organismo (pubblico o privato) che fa appello a del personale specializzato e che opera in locali destinati a tale scopo in maniera esclusiva. Gli asili nido realizzati da genitori o da imprese fanno parte della descrizione appena data.
L’asilo è di tipo familiare se la custodia è affidata a delle assistenti delle madri autorizzate ad operare in abitazioni private. La loro attività è coordinata e controllata da una direttrice con il titolo di puericultrice. Le assistenti sono abilitate a tenere in custodia un massimo di tre bambini.
I diversi modi di accudire i bambini non godono della stessa struttura di finanziamento né hanno lo stesso costo. L’aiuto della collettività può tradursi in un’assunzione dei costi di installazione e funzionamento delle strutture di accoglienza e, del pari, in un aiuto riconosciuto alle famiglie.
LE HALTES-GARDERIES
Si tratta di edifici permanenti che accolgono saltuariamente e per uno spazio temporale limitato (poche ore) i bambini in età inferiore ai sei anni. In principio, tali strutture erano destinate ai bambini le cui madri non esercitavano alcuna attività professionale. Ora, pare che circa il 20% di queste strutture funzioni come asili nido part-time.
Tale evoluzione è dovuta alla pressione di una duplice domanda: quella delle madri che lavorano part-time e quella del personale che desidera un’accoglienza regolare per consentire una buona integrazione del bambino.
LE JARDINS D’ENFANTS
Ricevono a giornata dei bambini in età scolare ed in buono stato di salute che vanno dai tre ai sei anni. Tali strutture però sono sempre più sostituite dalle scuole che hanno delle sezioni materne.
I CENTRI LUDICI
A metà strada rispetto alle strutture vacanziere si trovano i centri ludici. Sono strutture abilitate ad accogliere abitualmente i minori in occasioni ludiche che vanno fuori l’orario scolastico. Laddove rispondano alle norme stabilite in materia, beneficiano di agevolazioni di servizio di funzionamento da parte della Cassa Nazionale degli Assegni Familiari.
I SERVIZI SOCVIALI
Sotto tale definizione rientrano in primo luogo:
* Gli assistenti sociali ed i consiglieri in materia di economia domestica
* I consultori e servizi di aiuto alla famiglia per l’attività domestica
La tendenza generale è al ribasso quanto al loro posto nell’insieme delle spese sociali.
Sarebbe stato egualmente importante menzionare la dimensione familiare delle politiche legate agli alloggi, ai trasporti, alle vacanze così come di quelle legate alle azioni sviluppatesi nell’ambito dei centri sociali considerati sempre più come l’équipement “pivot” dell’azione sociale in un ambito geografico limitato: quartiere, comune, talvolta anche in ambito rurale.
Nonostante le sue interpretazioni e la sua insufficienza dovute, ad esempio, all’ampiezza delle sfere di dominio che emergono più o meno direttamente dalla politica familiare, l’esame dettagliato delle componenti più importanti di questa politica richiama un certo numero di osservazioni che si reggono essenzialmente tanto sull’ampiezza e sulla complessità del sistema quanto sulla sua coerenza e la sua efficacia.
Infatti, al di là di una politica di agevolazioni volta a compensare i membri a carico di una famiglia, le famiglie hanno egualmente bisogno di attrezzature e spazi destinati ai loro figli. Pertanto, le strutture sociali fanno parte di elementi costitutivi della compensazione dei membri a carico di una famiglia in maniera eguale alle agevolazioni ed alla fiscalità.
L’accoglienza dei fanciulli resta l’obiettivo prioritario. Esso è stato nuovamente confermato nella legge sulla famiglia votata nel luglio 1994.
Le politiche di sviluppo delle strutture sociali (settori, età primaria, centri ludici, vacanze) trovano dunque il consenso dell’UNAF perché trattasi di misure che mirano a tenere in considerazione i bisogni della famiglia e dei loro figli.
Ma sarebbe auspicabile un maggiore coinvolgimento delle famiglie nel processo decisionale o un loro avvicinamento a ulteriori centri decisionali che riguardano queste strutture.
Degli obiettivi di qualità devono circondare le decisioni relative alle strutture sociali (orari, funzionamento, personale).
Servizi di accoglienza e strutture annesse devono essere privilegiate.
Le strutture collettive in favore delle famiglie devono tenere in considerazione singoli aspetti (età dei bambini, handicap…).
I bisogni delle popolazioni rurali non sono ancora sufficientemente presi in esame (strutture e attrezzature…)
Quindi, iscrivendosi in una logica di promozione delle famiglie in tutti i loro diritti, l’ambito della politica familiare risulta ampio e può definirsi come la dimensione familiare che bisogna dare alle politiche economiche, sociali e culturali.
Va riconosciuto che una nazione o l’Europa fa una politica per la famiglia attiva quando queste differenze politiche (fiscalità, alloggio, educazione, sanità, comunicazione, attrezzature) integrano le singole realtà familiari, i loro imperativi, i loro interessi in termini di solidarietà.
LBOUIS
UNAF FRANCE
POLITICA PER LA FAMIGLIA ED I SERVIZI SOCIALI
Attraverso una comparazione con altri paesi dell’Unione Europea risulta piuttosto semplice riconoscere la politica della Francia nell’ambito della famiglia. Trattasi, infatti, di una politica esplicita e globale.
Quanto detto si esprime attraverso molteplici caratteristiche, tra le quali si terranno in considerazione in particolare:
* Delle prestazioni finanziarie universali, dunque degli assegni familiari a favore dei figli senza condizioni legate alle risorse, a partire dal secondo figlio con un aumento progressivo dell’importo in funzione del numero dei figli. Di certo però, tale “universalità” delle prestazioni, che è al centro della politica per la famiglia, non esclude l’esistenza di prestazioni condizionate alle risorse
* Un sistema di fiscalità concepito per favorire le famiglie che hanno dei figli attraverso un meccanismo: il quoziente familiare valido laddove il reddito imponibile sia diviso in un numero di parti che corrispondono a quello delle persone a carico
* L’importanza dei meccanismi istituzionali statali o para-statali che hanno nell’ambito della loro competenza, a titolo principale o per via indiretta, la questione della famiglia
* La forza di movimenti per la famiglia con l’esistenza di una “Unione Nazionale delle Associazioni per la Famiglia” che raggruppa la quasi totalità di esse, rappresentando - infatti - circa 7500 associazioni aderenti
Nel frattempo, la Francia fa sempre più parte della tendenza osservata nell’insieme dell’Europa occidentale che mira ad una socializzazione della politica per la famiglia, cioè a dire la presa di coscienza della necessità di tenere in considerazione i problemi sociali vissuti da alcune famiglie o individui. Ad esempio, la relativa importanza della spesa pubblica destinata alla politica per la famiglia è regolarmente decresciuta negli ultimi 40 anni.
Una prima tendenza riguarda una “defamiliarizzazione” ineluttabile. Si è già menzionata la riduzione progressiva del peso degli assegni familiari nell’insieme della categoria delle prestazioni sociali così come si è detto tanto della traslazione della redistribuzione orizzontale verso una di tipo verticale - a seguito della moltiplicazione delle prestazioni condizionate alle risorse - quanto della parte sempre crescente giocata dalla politica sociale in rapporto a quella familiare in senso classico. Ciò che, però, merita di essere egualmente sottolineato in questa sede è una “burocratizzazione” crescente di questa politica.
Una seconda tendenza è “l’individualizzazione” dell’azione pubblica. L’unità di conto “famiglia” lascia sempre più spazio nell’evoluzione dell’intervento pubblico all’unità di conto “individuo”. Nel corso degli ultimi anni l’attenzione pubblica si è, di fatto, concentrata sempre più sui singoli individui: bambini, giovani donne. A tal fine, si può qui menzionare la politica in favore dei diritti del fanciullo.
Una terza tendenza è quella della c.d. “economizzazione” della politica francese nell’ambito della famiglia. Infatti, la posta economica compare sempre più frequentemente quando si prova a trovare un legame tra la questione famiglia e quella lavoro. Allo stesso modo va considerata la politica in favore dei “lavori familiari”.
La crescente preminenza della sfera economica su quella familiare, infine, nell’attuazione di una politica di “budgetizzazione” o di “fiscalizzazione” degli assegni familiari che consiste nel trasferire il peso dei contributi legati alla voce assegni familiari dalle imprese allo Stato.
E’ in tale contesto che bisogna mettere in luce il quadro della famiglia di oggi così come è stato fatto nell’ ambito dei lavori francesi dell’A.I.F.
Ci sono in Francia circa 15 milioni di famiglie, 8.5 milioni delle quali con uno o più figli, che contano 16.5 milioni di ragazzi minori di 25 anni a carico finanziario dei loro genitori. E’ necessario, tuttavia, sottolineare che il 10% di questi ragazzi, a causa della loro età o della loro situazione familiare, non sono considerati “a carico” dalla legislazione che regola gli assegni familiari: di fatto 760.000 famiglie sono considerate senza figli benché in realtà esse abbiano a carico uno, due, tre o anche quattro figli tra gli zero ed i 25 anni.
Tuttavia, la famiglia resta per la maggioranza dei francesi un valore importantissimo sanzionato da tutti i sondaggi, e tale sia per giovani che per adulti, siano questi ultimi sposati o divorziati. Essa resta, di fatto, una certezza, un rifugio, malgrado tutte le difficoltà che attraversa mentre la gran parte dei punti di riferimento sono messi in discussione o risultano difficili da percepire.
Inoltre, in considerazione dell’allungamento della vita è possibile che coesistano tre o quattro generazioni, ciò che un tempo era molto raro. I legami che si stabiliscono tra queste generazioni successive possono permettere in numerosi casi un mutuo soccorso materiale e affettivo tra giovani ed anziani, molto prezioso per tutti.
Nondimeno, bisogna evocare anche le singole situazioni, guardare i problemi economici sociale e culturali che si incontrano. Senza citarli tutti vediamo i seguenti:
ALLOGGIO
Corrisponde al 29% delle spese delle famiglie, a più della metà del loro patrimonio.
Un gran numero di famiglie si trova costretta a confrontarsi prima o poi con i problemi legati all’alloggio.
Altra questione è quella particolare, ma piuttosto frequente oggigiorno, dell’accesso alla proprietà. Infatti, le proposte allettanti da parte di società di costruzioni individuali hanno tentato numerose famiglie che si trovano per molteplici motivi in difficoltà finanziarie molto gravi: malattia, disoccupazione o mobilità professionale obbligatoria, aumento rilevante delle scadenze mensili, abbassamento dell’A.P.L., credito supplementare imprevisto, spese di trasporto (per l’attività professionale così come per la scuola)
IL LAVORO/LA DISOCCUPAZIONE
Malgrado una diminuzione del numero di disoccupati, i lavoratori precari sono in netto aumento.
Poi, la disoccupazione dei giovani qualificati o no è un fattore di destabilizzazione importante anch’esso. La maggior parte delle agevolazioni legate alla presenza dei figli non sono più accessibili alla loro età, benché il costo in termini finanziari di tali giovani sia superiore, si tengano presenti a tal proposito ulteriori studi, trasporti, abbigliamento…
LA PRECARIETA’
Più o meno accentuata, essa riguarda una parte considerevole della popolazione, ma le famiglie con figli appaiono più fragili delle altre accumulando molto spesso più tipi di handicap socio-economici che contribuiscono ad aggravare la loro situazione.
Nelle situazioni di estrema povertà, il legame familiare rappresenta pertanto l’ultima leva sulla quale agire per trovare la forza e la volontà di agire e di conservare la speranza: la famiglia diventa, quindi, l’ultimo baluardo contro l’esclusione sociale.
Il problema del sovra-indebitamento coinvolge sempre più famiglie, siano esse o non in condizioni sfavorevoli. Le tentazioni costanti e l’esplicito incitamento ai consumi, uniti all’immaturità di alcuni adulti, comportano un aumento di questo fenomeno. Le leggi concernenti la prevenzione ed il regolamento delle difficoltà legate al sovra-indebitamento dei singoli e delle famiglie se hanno consentito di risolvere numerosi casi individuali non sono riuscite ad arginare la crescita di questo problema.
La realizzazione del RMI ha fatto emergere tutta una popolazione ai margini, esclusa, costituita per lo più da persone isolate e non fa altro che contribuire ad aumentare la sua creazione. Tale isolamento non è che una delle conseguenze della distruzione delle relazioni familiari. La famiglia è del tutto isolata: è da rifare la trama del tessuto familiare e soprattutto le misure sociali devono partire dalla prevenzione della sua distruzione.
L’HANDICAP
Se riguarda un figlio, la principale inquietudine dei genitori si concentra sul futuro riservato ad esso ed all’adulto che diventerà “quando i genitori non ci saranno più”…Le strutture di accoglienza sono, infatti, ancora insufficienti in taluni ambiti e lasciate molto spesso all’iniziativa delle associazioni di genitori di ragazzi portatori di handicap che ne conoscono le impellenti necessità.
Quindi, la società ha un dovere di aiuto, protezione e solidarietà che è vitale per l’insieme delle famiglie che le compongono.
Le leggi di decentralizzazione del 1983 hanno diviso le competenze tra lo Stato e le diverse collettività territoriali, regionali, dipartimentali e comunali. In particolare, esse hanno riavvicinato a ben diritto l’azione sociale e, di conseguenza, quella familiare dei suoi beneficiari, anche se ciò che spesso viene loro biasimato è l’assenza di una regolamentazione definitiva delle modalità di finanziamento.
Allo stesso modo, le condizioni di accesso a queste infrastrutture o a questi servizi, la considerazione delle risorse della famiglia e del numero dei suoi figli variano da un posto all’altro generando in tal modo delle iniquità e delle discriminazioni scioccanti.
Ma, in fin dei conti, è dallo Stato che ci si attende una politica in favore della famiglia, ciascuno impegnandosi a riconoscergli in questo ambito un ruolo di incitatore e nel contempo di garante. E’ allo Stato che spetta, nel rispetto della democrazia e della Costituzione, garantire il coordinamento delle iniziative di tutti i partners e di vigilare sulla coerenza del loro operato.
Purtroppo le politiche sociali in favore dei figli si sono progressivamente orientate in favore delle sole famiglie a rischio a discapito, talvolta, di una reale prevenzione.
LA PROTEZIONE MATERNA ED INFANTILE
L’assistenza sanitaria generalizzata in favore dei bambini in età inferiore ai sei anni è stata introdotta dopo la II guerra mondiale con l’ordinanza del 2 novembre 1945. La protezione materna ed infantile (PMI) aveva come primo scopo l’abbassamento della mortalità prenatale ed infantile. Le dimensioni della prevenzione e dell’aiuto sociale vi si sono aggiunte dalla fine degli anni 50.
L’ACCOGLIENZA DELLA PRIMA INFANZIA
Con riferimento a tale materia, bisogna mettere in luce che lo sviluppo di strutture di accoglienza per la prima infanzia rappresenta di certo un fattore essenziale ai fini della conciliazione tra vita familiare e professionale e, di conseguenza, della possibilità per le coppie di mettere in pratica il loro progetto familiare.
L’attività lavorativa delle madri di famiglia, fenomeno sociologico irreversibile, è diventata ormai un dato della politica familiare, ma è gioco forza prendere atto del fatto che il dispositivo di accoglienza dei bambini in età da prima infanzia rimane ampiamente deficitario rispetto a quelle che sono le necessità.
GLI ASILI NIDO
Gli asili nido sono delle strutture destinate ad accogliere i bambini in buono stato di salute e di età inferiore ai tre anni durante il giorno mentre le loro madri sono impegnate a lavorare.
L’asilo è collettivo se la custodia dei bambini è assicurata da un organismo (pubblico o privato) che fa appello a del personale specializzato e che opera in locali destinati a tale scopo in maniera esclusiva. Gli asili nido realizzati da genitori o da imprese fanno parte della descrizione appena data.
L’asilo è di tipo familiare se la custodia è affidata a delle assistenti delle madri autorizzate ad operare in abitazioni private. La loro attività è coordinata e controllata da una direttrice con il titolo di puericultrice. Le assistenti sono abilitate a tenere in custodia un massimo di tre bambini.
I diversi modi di accudire i bambini non godono della stessa struttura di finanziamento né hanno lo stesso costo. L’aiuto della collettività può tradursi in un’assunzione dei costi di installazione e funzionamento delle strutture di accoglienza e, del pari, in un aiuto riconosciuto alle famiglie.
LE HALTES-GARDERIES
Si tratta di edifici permanenti che accolgono saltuariamente e per uno spazio temporale limitato (poche ore) i bambini in età inferiore ai sei anni. In principio, tali strutture erano destinate ai bambini le cui madri non esercitavano alcuna attività professionale. Ora, pare che circa il 20% di queste strutture funzioni come asili nido part-time.
Tale evoluzione è dovuta alla pressione di una duplice domanda: quella delle madri che lavorano part-time e quella del personale che desidera un’accoglienza regolare per consentire una buona integrazione del bambino.
LE JARDINS D’ENFANTS
Ricevono a giornata dei bambini in età scolare ed in buono stato di salute che vanno dai tre ai sei anni. Tali strutture però sono sempre più sostituite dalle scuole che hanno delle sezioni materne.
I CENTRI LUDICI
A metà strada rispetto alle strutture vacanziere si trovano i centri ludici. Sono strutture abilitate ad accogliere abitualmente i minori in occasioni ludiche che vanno fuori l’orario scolastico. Laddove rispondano alle norme stabilite in materia, beneficiano di agevolazioni di servizio di funzionamento da parte della Cassa Nazionale degli Assegni Familiari.
I SERVIZI SOCVIALI
Sotto tale definizione rientrano in primo luogo:
* Gli assistenti sociali ed i consiglieri in materia di economia domestica
* I consultori e servizi di aiuto alla famiglia per l’attività domestica
La tendenza generale è al ribasso quanto al loro posto nell’insieme delle spese sociali.
Sarebbe stato egualmente importante menzionare la dimensione familiare delle politiche legate agli alloggi, ai trasporti, alle vacanze così come di quelle legate alle azioni sviluppatesi nell’ambito dei centri sociali considerati sempre più come l’équipement “pivot” dell’azione sociale in un ambito geografico limitato: quartiere, comune, talvolta anche in ambito rurale.
Nonostante le sue interpretazioni e la sua insufficienza dovute, ad esempio, all’ampiezza delle sfere di dominio che emergono più o meno direttamente dalla politica familiare, l’esame dettagliato delle componenti più importanti di questa politica richiama un certo numero di osservazioni che si reggono essenzialmente tanto sull’ampiezza e sulla complessità del sistema quanto sulla sua coerenza e la sua efficacia.
Infatti, al di là di una politica di agevolazioni volta a compensare i membri a carico di una famiglia, le famiglie hanno egualmente bisogno di attrezzature e spazi destinati ai loro figli. Pertanto, le strutture sociali fanno parte di elementi costitutivi della compensazione dei membri a carico di una famiglia in maniera eguale alle agevolazioni ed alla fiscalità.
L’accoglienza dei fanciulli resta l’obiettivo prioritario. Esso è stato nuovamente confermato nella legge sulla famiglia votata nel luglio 1994.
Le politiche di sviluppo delle strutture sociali (settori, età primaria, centri ludici, vacanze) trovano dunque il consenso dell’UNAF perché trattasi di misure che mirano a tenere in considerazione i bisogni della famiglia e dei loro figli.
Ma sarebbe auspicabile un maggiore coinvolgimento delle famiglie nel processo decisionale o un loro avvicinamento a ulteriori centri decisionali che riguardano queste strutture.
Degli obiettivi di qualità devono circondare le decisioni relative alle strutture sociali (orari, funzionamento, personale).
Servizi di accoglienza e strutture annesse devono essere privilegiate.
Le strutture collettive in favore delle famiglie devono tenere in considerazione singoli aspetti (età dei bambini, handicap…).
I bisogni delle popolazioni rurali non sono ancora sufficientemente presi in esame (strutture e attrezzature…)
Quindi, iscrivendosi in una logica di promozione delle famiglie in tutti i loro diritti, l’ambito della politica familiare risulta ampio e può definirsi come la dimensione familiare che bisogna dare alle politiche economiche, sociali e culturali.
Va riconosciuto che una nazione o l’Europa fa una politica per la famiglia attiva quando queste differenze politiche (fiscalità, alloggio, educazione, sanità, comunicazione, attrezzature) integrano le singole realtà familiari, i loro imperativi, i loro interessi in termini di solidarietà.
LBOUIS
UNAF FRANCE
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