Comitato economico e sociale della Ue: vince” la famiglia

La creazione di un Osservatorio delle buone prassi di politica familiare in Europa, uno studio sull’impatto sulle famiglie delle politiche fiscali e delle casa... Sono solo alcuni dei suggerimenti proposti all’attenzione della Commissione europea e contenuti nel parere del Comitato economico e sociale europeo (Cese) di cui è stato relatore l’italiano Luca Jahier.
Lui, il relatore, di ritorno da Bruxelles sprizza soddisfazione perché il ‘suo parere parla di famiglie nel solco della tradizione, parla di principi come sussidiarietà e dia la necessità dì valorizzare «il contributo sostanziale che le famiglie continuano a garantire alle nostre società e alla concreta cura delle persone in ogni età della vita». Un risultato eccezionale, di questi tempi, anche perché, continua Jahier, grazie a un emendamento dell’ultima ora sono stati eliminati dal parere i riferimenti a diverse tipologie di famiglie (tra cui quelle omosex), proposti con insistenza dai delegati dei Paesi nordici.
In sintesi, la Commissione europea nel maggio scorso ha spiegato come intende sostenere nei prossimi anni l’Alleanza per la famiglia (il vasto programma deciso dai Capi di Stato e di governo della Ue a cui ha dato impulso la presidenza tedesca di Angela Merkel); in particolare, visto che l’Unione europea non ha competenze dirette sulle politiche familiare, la Commissione ha proposto la costituzione di un gruppo di esperti governativi ad alto livello, con un Osservatorio delle buone prassi e con dei dispositivi di ricerca. La Commissione europea, a sua volta, ha chiesto al Comitato economico e sociale (Cese) di dare un giudizio sul suo piano d’azione. La redazione ditale parere, approvato dal Cese il 13 dicembre scorso, è stata coordinata da Luca Jahier, che ha espresso «un forte apprezzamento per la concreta agenda operativa predisposta dalla Commissione», ma poi ha invitato anche a «vigilare» affinché i finanziamenti per il 2008 non restino sulla carta. «All’interno del Cese ci siamo confrontati con visioni di famiglia molto distanti dalle nostre — racconta Jahier, che è anche responsabile delle attività internazionali nella presidenza delle ACLI —. li dibattito è stato aspro soprattutto con chi voleva far passare, come accade ormai da anni in sede europea, una visione privatistica di famiglia, e con chi mette in primo piano i diritti dell’individuo a prescindere dalla formazione sociale in cui si trova a vivere». Ma alla fine Jahier l’ha spuntata.

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