“La dimensione familiare nella politica regionale”

PATTO DELLA CAMPANIA PER LA FAMIGLIA

14 Marzo 2008, Napoli

“La dimensione familiare nella politica regionale”

Marie Panayotopoulos-Cassiotou (MEP, PPE-DE, EL)


I cambiamenti demografici ed il prevedibile squilibrio tra parti attive e non attive così come l’aumento del rapporto tra il numero delle persone in pensione e quello delle persone in età lavorativa porranno all’Unione europea e ai suoi Stati membri nuove sfide di solidarietà: solidarietà tra le generazioni (si pensi al finanziamento delle pensioni) e solidarietà tra i territori

L’invecchiamento della società europea rischia di accentuare le disuguaglianze economiche tra regioni giovani, attive e produttrici di ricchezze e regioni che invecchiano e ricorrono sempre più a servizi di assistenza e servizi sociali costosi

A tutto quanto appena detto bisogna aggiungere lo squilibrio territoriale delle soglie di povertà, delle case popolari, dei prezzi dei servizi pubblici di base, degli aiuti ai canoni e alle famiglie (quali asili nido, assegni, etc)

Ad esempio, le famiglie che vivono in regioni rurali o in regioni periferiche, a causa di infrastrutture inadeguate, devono affrontare molti più ostacoli nella loro vita quotidiana

Le difficoltà appena enunciate sono, allo stesso modo, all’origine di differenze tra i tassi di fecondità che variano non solo tra i Paesi europei ma anche tra le regioni di uno stesso Stato

La compensazione dei divari di sviluppo esistenti tra le regioni è uno degli obiettivi principali della politica regionale europea. In questo quadro, i fondi strutturali ed in particolare l’FSE apportano un aiuto notevole alla promozione del lavoro, ad esempio di quello femminile, all’integrazione sociale dei gruppi vulnerabili così come all’eliminazione delle disuguaglianze, fattori indispensabili alla crescita economica.

Nondimeno, alla luce dei cambiamenti demografici bisogna chiedersi in che modo le famiglie ed i loro bisogni sono presi in considerazione nell’ambito delle politiche regionali e del pari in quello dei fondi strutturali.

Mi auguro che la presente riunione possa evidenziare le buone esperienze degli Stati membri in materia.

Situazione in Grecia:

A tal riguardo, sono io ad avere il piacere di darvi alcune informazioni concernenti la situazione esistente nel mio Stato considerato che il rappresentante del Ministero dell’Economia greco non può essere con noi quest’oggi per motivazioni legate a strette esigenze del Paese

Tra il 2000-2008, la Grecia ha co-finanziato per il tramite del terzo quadro comunitario di appoggio, la creazione di 1500 strutture e servizi di tutela (quali asili, centri per bambini affetti da handicap, centri per persone anziane…) sotto la responsabilità delle autorità locali. Tra i servizi menzionati figura anche il piano di “aiuto a domicilio” volto a fornire un servizio sociale di base a livello locale per le persone anziane e le persone diversamente abili

l’11% delle risorse del FSE sono state utilizzate per finanziare delle azioni positive in favore delle donne in vista della loro partecipazione al mercato del lavoro (si parla di formazione, flessibilità del lavoro, etc), mentre delle risorse addizionali del FEDER hanno permesso di sviluppare alcune infrastrutture sociali che contribuiscono alla promozione dell’uguaglianza delle opportunità e dell’imprenditoria femminile

Dei partenariati su base locale hanno consentito la traduzione in pratica di progetti innovativi attraverso l’iniziativa EQUAL in favore della conciliazione tra vita lavorativa e familiare

Le azioni su base locale e regionale sono state completate da riforme strutturali nel quadro del “Programma Nazionale Riformato per il Lavoro e la Crescita”:

· Creazione di un Consiglio Nazionale per la Famiglia e la Popolazione e dell’Istituto per la demografia sociale e per la ricerca

· Sostegno alle famiglie ed in particolare a quelle con tre bambini o più (si pensi ad assegni, servizi di assistenza ai genitori per la ricerca di un lavoro etc.). Il Ministero greco dello Sviluppo Regionale sostiene allo stesso modo il rafforzamento dell’associazionismo tra genitori di tre o più bambini per mezzo del finanziamento di 1049 imprese con l’aiuto del FEDER

· Il quadro di indicazione strategica nazionale per il 2007-2013 ha incluso la conciliazione tra vita lavorativa e familiare considerandolo come un obiettivo specifico delle priorità tematiche

Il Ministero del Lavoro e della Protezione Sociale prevede la realizzazione di due nuovi quadri istituzionali per la conciliazione: il primo si prefissa come scopo quello di mettere in piedi un sistema volto alla fornitura di servizi di tutela accessibili, il secondo riguarda la messa in opera di servizi di assistenza per le persone anziane realizzabili e poco cari attraverso il programma “aiuto a domicilio”. Tali quadri saranno co-finanziati dall’UE fino al 2010.


Situazione in Germania
Più di 450 Alleanze locali per la famiglia sono state messe in atto attraverso una collaborazione tra le municipalità, i lavoratori e la società civile. Lo scopo è mettere in circolo degli attori e creare un ambiente favorevole alle famiglie in particolare nel mercato del lavoro.

Le unioni locali agiscono segnatamente per promuovere la conciliazione, l’accessibilità alle strutture di assistenza anche per i bambini con età inferiore ai tre anni, la responsabilizzazione dei genitori nell’educazione dei loro figli ed infine per promuovere delle attività di volontariato.

Considerata poi l’evoluzione demografica, il Ministero per la Famiglia ha egualmente finanziato, con l’aiuto del FSE, il compimento di un programma di azione sui centri intergenerazionali. Il programma, varato nel novembre del 2006, ha consentito la creazione di più di 500 centri il cui scopo è quello di favorire la cooperazione ed il sostegno reciproco tra le generazioni così come la messa in atto di un mercato di servizi a livello locale

Progetto Olandese
Desidero mettervi a conoscenza di un progetto comune realizzato dai Paesi-Bassi, dal Portogallo, la Francia, la Finlandia, l’Irlanda e la Germania sulla conciliazione della vita professionale e di quella familiare nelle regioni rurali europee.

Questo progetto dal nome “New Neighbors” è stato finanziato per la gran parte dall’UE e si è svolto dal gennaio 2003 al novembre 2004. Il progetto ha messo in luce che alcuni fattori (localizzazione geografica, attitudini culturali, scarsa flessibilità del mercato del lavoro e ambizioni professionali) riducono l’efficacia di misure che mirano alla conciliazione tra lavoro e famiglia a livello rurale.

Ai fattori appena menzionati si aggiungano le specificità locali in materia di densità della popolazione e quelle relative alla situazione economica.

Il progetto ha identificato 48 buone prassi nei sei paesi partecipanti e ha permesso l’elaborazione di 9 raccomandazioni politiche corrispondenti agli intenti dei decisori politici su base europea e nazionale. Tali raccomandazioni si concentrano su 4 temi principali: politiche per le persone, lavoro, servizi ed infrastrutture.

Dal progetto emerge che il miglioramento della comunicazione tra il governo centrale e le autorità locali è cruciale per prendere in considerazione più soddisfacentemente i bisogni delle popolazioni che vivono nelle aree rurali.

In conclusione, desidero congratularmi sinceramente con le ACLI per l’efficacia della Loro campagna che ha condotto ad un patto locale per la famiglia.

Come voi stessi avete potuto constatare, molti Stati sviluppano delle iniziative regionali in favore della famiglia e tutti gli sforzi in tal senso vanno appoggiati nella misura in cui queste iniziative contribuiscono a creare un vivaio di buone prassi che, sposandosi con l’insieme degli Stati europei, contribuiranno nel lungo termine a valorizzare la ricchezza che i bambini e la famiglia rappresentano per lo sviluppo economico.

Intanto, bisogna sperare che le nuove linee guida per il lavoro che copre il periodo 2008-2013 - le quali ri-affermano la necessità di una migliore conciliazione della vita professionale con quella familiare e la necessità di una più grande attenzione da rivolgere alle famiglie vulnerabili ad esempio attraverso l’uso di fondi strutturali - apportino un contributo rilevante non solo alla messa in atto del Patto Europeo per la Gioventù e del Patto per l’eguaglianza tra uomini e donne ma anche all’Alleanza Europea per la famiglia, iniziativa della Presidente tedesca, approvata dal Consiglio Europeo nel marzo 2007.

Dobbiamo rallegrarci del consenso che così è stato raggiunto a livello europeo sulla necessità di sostenere la famiglia sul piano nazionale, regionale e locale. Per altro, ho avuto l’occasione di incontrare all’inizio del mese di marzo il Commissario alla politica regionale Mme Canuta Hubner, la quale mi ha informato del fatto che la conciliazione tra vita lavorativa e familiare faceva parte delle priorità dei nuovi indicatori per le regione nel periodo 2007-2013. La signora Hubner ha affermato che la politica regionale europea mirava, innanzitutto, a favorire lo sviluppo economico e sociale delle regioni rurali in modo da evitare l’esodo dalle stesse. A tal proposito, il Commissario Hubner si è dichiarato favorevole ad un rafforzamento dell’Alleanza Europea per la Famiglia e del pari allo sviluppo dei partenariati tra il settore pubblico e quello privato.

Commenti

Anonimo ha detto…
quello che stavo cercando, grazie
Anonimo ha detto…
molto intiresno, grazie

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