“Patto Campano per la Famiglia” Intervento Prof.Francesco Paolo Casavola

"La famiglia: Soggetto sociale e Attore di Sviluppo

– Viaggio interregionale e internazionale alla ricerca della via campana

per conciliare sostegno alla famiglia e sviluppo economico e sociale della

comunità - "

Convegno di presentazione del Laboratorio delle ACLI CAMPANIA

per un “Patto Campano per la Famiglia”

Intervento Prof.Francesco Paolo Casavola

Il tempo che ci sta davanti è troppo breve affinché io possa fare un discorso completo. Vorrei comunque iniziare con due parole chiave: da un lato “crisi”, dall’altro “patto”.

Innanzitutto, siamo abituati da troppo tempo a dare al termine “crisi” un valore tendenzialmente negativo, “la crisi come un aspetto patologico della vita”, ma, al contrario, il suo significato originario è il “passaggio”. E siccome le parole hanno un contenuto concettuale dopo che ne hanno formulato uno materiale, la crisi è questo processo fisiologico di passaggio e quindi tutto quello che si ricollega al passaggio, cioè quello che serve a separare ciò che è vitale da quello che non lo è più. Ecco, così la crisi ha un significato rispetto alla famiglia. La famiglia è in crisi permanente, perpetua, la famiglia è quella realtà umana che riesce a rimanere identica nel continuo movimento, luogo dove si tocca, e non simbolicamente soltanto, questo paradosso della natura dell’uomo che è la sua storia, perché l’uomo non è mai fisso in un modello che fin dalle origini è rimasto sempre il medesimo, perché l’uomo costruisce la sua storicità.

“Patto”, invece, è un termine che sta ritornando in auge proprio negli ultimi tempi ed è tale da indicare un legame ed un vincolo consapevole, che dal punto di vista verticale è il vincolo di obbedienza, verso la società e alla legge che le dà ordine e la costituisce. Sotto questo punto di vista la Costituzione è un fatto di obbedienza. Ma da un punto di vista orizzontale il patto è un patto di società, di alleanza, ancora all’interno dell’esperienza della Costituzione, che è un patto di alleanza che passa attraverso i cittadini.

Avete scelto questo tema del “Patto per la famiglia”, che si riconduce all’alleanza dei cittadini, fondamentale ed insostituibile istituzione della società umana. Se vediamo alla luce queste due parole, “crisi” e “patto”, tutto quello che sta accadendo in Italia da un quarto di secolo a noi , forse avremmo la possibilità di dividere ciò che è ideologia è ciò che è realtà rispetto ai bisogni della società italiana. Crisi della famiglia come passaggio, come mutamento: chiunque abbia una vita più o meno lunga ma vissuta con consapevolezza sa le difficoltà che ha avuto con i propri genitori, con i propri fratelli, che ha con il proprio coniuge, con i propri figli. Queste sono difficoltà di carattere esistenziale legate alle relazioni profondamente umane di questo piccolo mondo che si riunisce dentro le pareti domestiche. Ma c’è il disagio, la difficoltà del rapportare questo piccolo mondo domestico con la società, con il mondo delle grandi agenzie sociali, che tendono a modellare la società fuori da quella esperienza originaria che è quella dell’uomo o della donna che procrea delle nuove generazioni.

Ecco comunque arrivare i momenti veramente critici: quando questa trasformazione della famiglia, questa dinamica che non si può ingessare tra l’interno e l’esterno del mondo domestico, tocca alcune soglie acute, allora occorre interrogarsi su quali fattori di questo disagio c’è da puntare come portatori permanenti di alto significato di valore e su quali, invece, c’è da ricomporre questo insieme di fattori della realtà legati a situazioni che sono esterne al mondo umano.

Noi dobbiamo riconoscere che si può anche intravedere una crisi di valori per il mondo familiare, quando questi valori non siano stati interpretati nella loro giusta luce e nel loro vero significato. Tutte le difficoltà della vita interna della famiglia, che sono difficoltà sofferte nella crescita della vita personale di ciascun membro della famiglia (dei figli, del coniuge marito, del coniuge moglie, del genitore padre, del genitore madre, dei fratelli) spesso corrispondono ad una interpretazione inadeguata dei valori familiari.

Pensiamo alla grande rivoluzione del diritto di famiglia del 1975: la eguaglianza dei componenti della famiglia viene vissuta dentro un ordinamento per tradizione gerarchico, autoritario, arbitrario, organizzato attorno al capofamiglia come capo di un gruppo. Questi invece deve accettare i valori già introdotti della Costituzione del 1948, deve accettare l’uguaglianza dei coniugi, della sostanziale parità con ogni componente del nucleo famigliare, l’emancipazione dei minori, la libertà di autodeterminazione de minori. Questo mondo nuovo e questi valori nuovi della famiglia non viene correttamente interpretato e vissuto. Da questo nascono le situazioni di rifiuto e di intolleranza. E poi nascono situazioni criminose all’interno delle reti dei rapporti delle istituzioni famigliari. Noi ci scandalizziamo se quotidianamente le donne sopportano atti di ferocia, di disumanità, genitori che uccidono i figli, figli che uccidono i genitori, coniugi che si uccidono fra di loro: queste sono tragedie legate all’episodio, ma sono anche fatti all’interno di una cultura che non sta più comprendendo i valori di umanità e di amore che devono ordinare e determinare e rendere pacifica e serena la vita di questo interno domestico.

Poi ci sono fattori che disturbano dall’esterno la vita della famiglia: l’influenza dei media che sta trasferendo sul piano dell’esemplarità situazioni che invece dovrebbero essere negative, come la pratica individualistica o l’edonismo. Ma ci sono anche dei fattori strutturali che attendono alla formazione della società, alle scelte fondamentali dell’economica della società, alle decisioni politiche di quanti hanno la responsabilità di governare la società e di interpretarla.

Occorre agire con una diversa strategia, che non è quella dell’umanità, che non è la strategia dei valori, ma è la strategia delle politiche di welfare. Si dice che la famiglia è fondata sul matrimonio, ma se pensiamo che comportamenti che evitano il passaggio a questa fondamentale fase di crescita della persona umana che è il matrimonio, come l’incertezza del lavoro, le difficoltà per la casa, l’impossibilità per un giovane di costruire un progetto realistico, concreto per la sua esistenza, allora vedete che troviamo una risposta, cioè che si tratta di un problema di politiche sociali.

Il patto significa che non possiamo attenderci tutto dai grandi convegni, dai congressi, dai partiti, dal governo, perché una società non si costruisce solo con un pactum subjectionis, come dicono i costituzionalisti, ma soprattutto con un pactum societatis. Bisogna ricostruire l’alleanza tra le istituzioni sociali ed i cittadini, ed ecco l’indispensabilità del contributo dell’associazionismo libero, spontaneo, libero, retto dalle grandi convinzioni intellettuali e morali, perché solo all’interno di questa rete ampia si costruiscono le alleanze tra i cittadini, si colgono motivi unitivi e non disgreganti della società.

Quindi, rivalutare la famiglia entro un patto, una strategia cooperativa così come adesso abbiamo accennato, mi pare sia una iniziativa che merita il consenso ed il contributo fattivo non solo di quelli che vivono all’interno di un determinato mondo ma di tutti cittadini. E’ necessario che si tratti di un atto di alleanza, di una costituzione creata dal basso all’interno delle nostre opere e dei nostri giorni.

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